Primo Siena rievoca gli scontri
nel Msi tra “figli del sole” e “visi pallidi”
Si definisce un “figlio del sole”
dell’Alta Italia Primo Siena, ex combattente della R.S.I. e tra i primi ad
aderire al Msi nel 1947, reduce da sei mesi di dura prigionia in Slovenia. Un
testimone lucido e coinvolto delle originarie battaglie del Movimento sociale,
che ha ripercorso giovedì 13 ottobre nel suo intervento alla Fondazione Ugo Spirito-Renzo
De Felice (incontro organizzato da Giuseppe Parlato e dalla Fondazione An). Una
militanza nel Msi delle origini che era scritta nel destino anche familiare di
Primo Siena, dato che il padre e lo zio avevano partecipato alla marcia su
Roma. L’iscrizione al Msi avviene a Verona, il 7 marzo del 1947. Da quel
momento si infittisce e si consolida la rete dei rapporti con gli altri
attivisti ed esponenti del partito appena nato: Cesare Pozzo e Gaetano Rasi a
Padova, Gastone Romani, Michele Di Bella, Edgardo Beltrametti e Giulio Raiola a
Venezia, Arturo Bonomi a Treviso, Alessandro Biancuzzi a Udine, Romeo Sartori a
Vicenza. In quei mesi sedi del Msi si aprono anche a Bolzano, dove operano
Silvio Poggio, Delfino Ardizzone e i fratelli Andrea e Pietro Mitolo, e a
Trento, dove la sede locale viene aperto da René Ceccon. Ma è la città di Trieste a costituire “la
posizione più avanzata e cruciale del neonato Msi”. Qui la sede venne fondata
dall’industriale Giuseppe Sonzogno, affiancato da Alfio Morelli, Claudio De
Ferra, Franco Petronio, Fabio Lonciari, Luciano Lucchetti e Francesco Paglia.
Nel maggio del ’47, trasferitosi a Milano per motivi di lavoro, Primo Siena
frequenta un’altra piazza bollente per le pattuglie tricolori: la Volante Rossa
aveva appena assassinato Franco De Agazio, fondatore del Meridiano d’Italia.
Conosce Enrico Fiorini, ex parà del Btg, Nembo della R.S.I., Mirko Tremaglia e
Giorgio Pisanò. Collabora al settimanale Avanguardia sociale, diretto da
Salvatore Caltabiano, dove viene avviato un esame critico del fascismo
soprattutto per ciò che concerneva le sue strutture burocratiche. “In uno dei
miei articoli – racconta Siena – proponeva addirittura ingenuamente la
pacificazione tra fascisti e antifascisti…”. Un appello, quello per la pacificazione,
cui il Msi guardava come obiettivo politico e che fu sempre boicottato
dall’antifascismo irriducibile, Erano anni difficili ma anche pieni di
entusiasmo quelli in cui Siena milita nel Raggruppamento Giovanile Studenti
lavoratori guidato da Roberto Mieville, già prigioniero non cooperatore del
campo di Hereford, negli Usa, che garantiva al movimento giovanile un’autonomia
che fu poi abolita dal IV congresso del Msi svoltosi a Viareggio nel 1954. Alla prima assemblea del
Raggruppamento giovanile Primo Siena conobbe Achille Billi, anche lui
proveniente dal battaglione Bersaglieri “Mussolini”. “Un mese dopo il nostro
incontro Billi verrà trovato assassinato, sulla riva del Tevere, imbavagliato
con un fazzoletto tricolore. Non si seppe mai chi lo avesse ucciso, ma i
sospetti andavano verso qualche agente di Tito infiltrato tra profughi politici
anticomunisti jugoslavi che si muovevano in Italia. Achille Billi non fu la
sola vittima della sua fede politica. Prima di lui erano stati assassinati
Brunilde Tanzi, giovane ausiliaria nella R.S.I., uccisa nel centro di Milano;
sempre a Milano, il giornalista Franco De Agazio. Lo studente Vittorio Ferri
era stato linciato a Pisa da un gruppo di comunisti, inferociti per l’attentato
al loro capo Palmiro Togliatti. Infine, il 31 ottobre del 1949, era stato
ucciso Francesco Nigro, bracciante agricolo, segretario della sezione missina
di Melissa (Crotone), durante un’occupazione di terre infoltivate”.
Due correnti giovanili movimentavano in quegli anni la vita del Msi: i cosiddetti
“visi pallidi”, la corrente sociale, e quella dei “figli del sole”, che
difendeva la visione dello Stato organico ma era disponibile a una politica di
inserimento. La definizione di “visi pallidi” si deve alla cronaca di un
giornalista del Tempo, Giuseppe Antonio Longo, inviato al congresso dell’Aquila
del 1952. Quella di “figli del Sole” si deve a una conversazione tra i giovani
della redazione di Imperium, la rivista fondata da Enzo Erra e Julius Evola:
“Evola raccontò loro questa storia: “I guerrieri sciti, rimasti per 28 anni
lontani dalla loro terra natia per aver tenuto l’impero dell’Asia Minore,
desiderarono rientrare in patria, trovandola occupata da una schiatta di
schiavi usurpatori. I quali furono vinti non da armi classiche (spade, lance,
frecce), ma solo dall’uso della frusta. Infatti, quando i guerrieri sciti,
considerati “figli del sole”, schioccarono le loro fruste sugli schiavi nemici,
costoro chinarono la schiena, arrendendosi”.
“I “figli del sole” sono stati considerati – spiega Siena – dei
“neofascisti” radicali, ma mi sembra chiaro che il loro neofascismo
dottrinalmente era già qualcosa di diverso da quello pigramente nostalgico,
esibito da altre componenti del Movimento sociale. La loro intransigenza
nasceva da una motivata ostilità verso il fascismo burocratico del Partito
nazionale fascista, nella consapevolezza che l’antifascismo vigente ripeteva
gli aspetti spuri e negativi del fascismo-regime: conformismo politico,
carrierismo, ipocrisia”. Perduta, con il congresso di Viareggio, l’autonomia
del movimento giovanile inizierà una “lenta frantumazione” che porterà fuori
dal Msi Pino Rauti, che fonda il centro Studi Ordine Nuovo e il leader della
sinistra missina Ernesto Massi. L’eredità di quelle discussioni e di quei
dibattiti dei primi anni del Msi sarà raccolta dalla Giovane Italia, guidata
prima da Fausto Gianfranceschi e successivamente da Massimo Anderson e Pietro
Cerullo, fino alla sua fusione nel 1970 con il sopravvissuto Raggruppamento
giovanile per dar vita alla formazione unica denominata Fronte della Gioventù.
Una testimonianza che fa emergere come il dibattito, non solo politico ma anche
culturale, era ben vivo nel Msi fin dall’inizio, come dimostra la
proliferazione di giornali, riviste e pubblicazioni varie. “Voglio ricordare
solo alcuni titoli e testate – dice Primo Siena – che dimostrano invece la
vivacità e la consistenza di temi culturali che circolavano all’interno ed
attorno al movimento della Fiamma Tricolore. Il Pensiero Italiano (rivista
mensile, patrocinata da Costantino Patrizi come editore) e la Casa Editrice
L’Arnia, presenti tra il 1947 e il 1953; Nazione Sociale, che faceva capo ad
Ernesto Massi; I settimanali: Rivolta Ideale, Asso di Bastoni, Meridiano
d’Italia; Il Nazionale di Ezio M. Gray, Rosso e Nero di Alberto Giovannini; I
Vespri d’Italia di Alfredo Cucco; Il Picchio Verde a Catania di Orazio
Santagati. I giornali quotidiani: L’Ordine Sociale, quindi Il Secolo d’ Italia
e Il Popolo Italiano; i rotocalchi Domani, Barbarossa, Cronaca Italiana; la rivista
mensile Occidente di Ernesto De Marzio; la rivista internazionale Europa
Nazione di Filippo Anfuso e le riviste Nazionalismo Sociale di Edmondo Cione a
Napoli, l’Italiano di Pino Romualdi a Roma. La stampa giovanile: Vent’anni, a
Milano; La sfida e poi Imperium a Roma; Cantiere a Verona, Il reazionario di
Piero Buscaroli a Bologna, Architrave e L’assalto a Roma, Riscossa a Salerno,
La Fiamma di Silvio Vitale a Napoli”. Un fermento di idee e discussioni che
furono per quella generazione l’insegnamento fondamentale a guardare al proprio
tempo con spirito critico e, soprattutto, libero.
Da “Secolo d’ Italia” 14 Ottobre
2016
NON TROVERETE I LORO
NOMI SUI LIBRI DI STORIA, DI TANTI DI LORO NON TROVERETE I LORO NOMI NEMMENO
SUI LIBRI DI QUESTA"NUOVA DESTRA" PER QUESTO PARLIAMO DI LORO
E TUTTI GLI ALTRI CHE CONTINUANO A VIVERE IN QUEI CUORI CHE
RENDONO LE LORO VITE SPEZZATE, PER SEMPRE IMMORTALI!