giovedì

ACHILLE BILLI VOLONTARIO DELLA R.S.I. MILITANTE DELLA " PARTE SBAGLIATA " VENNE TROVATO MORTO A VENTI ANNI. "LA VERITA' UFFICIALE " PARLO' DI SUICIDIO, MA I DUBBI SONO SEMPRE STATI TANTI.

La storia di Achille Billi 

morto il 5 Aprile del 1949 a Roma

 Una morte rimasta misteriosa

La sera del 4 aprile del 1949 si prospetta tranquilla, al cinema, con la fidanzata, per Achille Billi, un giovanotto di 20 anni, già volontario quattordicenne con il padre Enea (per inciso: Enea ed Achille: quando i nomi avevano un “senso”) nel Battaglione “M” impiegato contro i titini, che al rientro della prigionia è diventato un attivista del MSI (arrestato per un attentato alla sezione del PCI di San Saba), e ha aderito all’Associazione Arditi d’Italia 
All’uscita, però, la coppia è fatta oggetto di un’aggressione da parte di tre giovani…Billi si difende egregiamente, e, ad acque calmate, lascia la fanciulla e si dirige verso casa…a quel punto se ne perdono le tracce. La mattina successiva, il corpo viene ritrovato, riverso in una barca, con un fazzoletto tricolore in bocca, “attinto”, come si dice in questi casi, da un colpo di pistola Beretta calibro 9 (che era la sua), alla parte sinistra della nuca…portato in ospedale muore poche ore dopo, senza riprendere conoscenza. Le indagini puntano sulla pista politica da subito, ma dopo alcuni giorni il questore Saverio Polito (quello delle molestie sessuali a Rachele Mussolini) rovescia la frittata e parla di suicidio, ipotizzando, al limite dell’inverosimile, che il giovane si sia dato la morte per passare da “eroe” (?) agli occhi della sua parte politica….pertanto, per quel che riguarda la Polizia, il caso è
chiuso 
I Carabinieri non sono d’accordo con questa decisione, e propendono piuttosto per la tesi dell’omicidio….sta di fatto che i dubbi, però restano, e sono tanti: il padre nega ogni tentazione suicida del giovane…il comportamento del Billi, nei giorni precedenti, non lascia intravedere alcuno stato depressivo (regolarmente a scuola, al cinema con la ragazza, in giro con gli amici)…gli esami rivelano che l’omicidio/suicidio è avvenuto altrove, e solo dopo il corpo è stato posto nella barca….il colpo di pistola esploso alla nuca…e altro ancora Giulio Caradonna, che conosceva bene il giovane, ha sempre parlato di “omicidio comunista”, collegato a rivalità tra giovani avversari politici che si conoscevano tra loro (e il riferimento all’aggressione all’uscita dal cinema è naturale)….questa anche l’opinione del padre che, un anno dopo, sulla base di confidenze ricevuta da uno slavo ospite del campo profughi di Fraschette, chiese –senza ottenerla- una riapertura delle indagini(in: Adalberto Baldoni, “La destra in Italia 1945-69”- Roma 1999)

LA CASA IN VIA SACCONI DOVE VIVEVA ACHILLE BILLI


Terminata da poco la Seconda guerra mondiale, migliaia di giovani ripresero alcune intuizioni del Regime Fascista appena caduto. I reduci della R.S.I. decisero di dar vita, così, ad un nuovo partito dal nome “Movimento Sociale Italiano” con a capo uno dei leader più carismatici: Giorgio Almirante .In quel periodo, il neofascismo fu un fenomeno nebuloso, spesso si muoveva senza alcuna organizzazione e ben diverso dalla preparazione militare dei comunisti  in Emilia Romagna. A Roma, come in altre città italiane, il clima era molto teso. Manifestazioni non autorizzate, pestaggi, attentati dinamitardi erano alla base della vita quotidiana. Non mancò il primo caduto di quella stagione. Il 5 aprile 1949, Achille Billi, poco più che ventenne, fu assassinato con un colpo di pistola, Beretta calibro 9, alla nuca e imbavagliato con un fazzoletto tricolore. Il suo corpo fu avvistato da un carabiniere in servizio presso la Marina Militare che giaceva su una barca alla deriva del fiume Tevere. Nato nel 1929, ex volontario della RSI nel battaglione San Marco, iscritto nelle fila del Movimento Sociale Italiano/Arditi d’Italia e militare
di professione, Achille Billi, fu considerato uno dei primi caduti del Msi, il primo “Cuore Nero” della storia politica italiana. Al suo funerale, l’8 aprile, quando il feretro uscì dalla chiesa del cimitero di Verano, migliaia di giovani alzarono il braccio per l’ultimo saluto: il saluto romano. La scena fu immortalata dai fotografi presenti alle esequie, e una di quelle fu pubblicata, un mese dopo, su una rivista americana “Life” come copertina settimanale. Il delitto Billi non fu mai risolto, anzi, passò da omicidio a suicidio. A sostenere questa tesi fu il Questore di Roma, Saverio Polito, che in un primo momento parlò subito di delitto politico, otto giorni dopo, presentò alla stampa un dossier nel quale evidenziava che Achille Billi si era suicidato. Come può un uomo, tenere la pistola nella mano destra e puntarla alla parte
 sinistra della nuca? Mistero.

"LA SETTIMANA INCOM" DEL 16 APRILE 1949 
LA SCENA RICOSTRUITA DALLA POLIZIA

CORRIERE D' INFORMAZIONE 8 APRILE 1949


ARTICOLO DI RUINAS SU "IL PAESE"  DEL 16 APRILE 1949

ARTICOLO APPASO SU "IL FRACASSA " DEL 8 APRILE 1945
 
ARTICOLO SU" LOTTA POLITICA " DEL 9 DICEMBRE 1954

"L' UNITA'" DEL 8 APRILE 1949

"MOMENTO SERA"  DEL 10 APRILE 1949

COMUNICAZIONE DI MIEVILLE ALL'RGSDL DEL 14 APRILE 
SULLA MORTE DI ACHILLE BILLE

COMUNICAZIONE INVIATA PER LA COMMEMORAZIONE 
DI BILLI DA MIEVILLE IL 6 APRILE

      il questore Saverio Polito
Cfr. Funerali fascisti al missino Billi, «Corriere della Sera», 9 aprile 1949 oppure Pietro Ingrao, Corruttori della gioventù, «l’Unità», 9 aprile 
1949.Il questore Saverio Polito parlò di circa cinquemila fascisti presenti al Verano. Cfr. Acs, Mi, Dgps, 1949, b. 22, lettera del questore di Roma, 29 maggio 1949. Cfr. Simona Colarizi, Storia dei partiti nell’Italia repubblicana, Laterza, 1997, pp. 406-412 e 466-469. 21. Cfr. Davide Conti, L’anima nera della Repubblica, p. 116 e ss.                                                                                                                                                                  

Interrogazione scritta dell’ On. Pozzo Cesare  al Ministro dell’Interno (10541)

Sulla morte di Billi Achille di Enea -risposta annunciata nella seduta del 18-1-1955, pag. 15997



Primo Siena rievoca gli scontri nel Msi tra “figli del sole” e “visi pallidi”

Si definisce un “figlio del sole” dell’Alta Italia Primo Siena, ex combattente della R.S.I. e tra i primi ad aderire al Msi nel 1947, reduce da sei mesi di dura prigionia in Slovenia. Un testimone lucido e coinvolto delle originarie battaglie del Movimento sociale, che ha ripercorso giovedì 13 ottobre nel suo intervento alla Fondazione Ugo Spirito-Renzo De Felice (incontro organizzato da Giuseppe Parlato e dalla Fondazione An). Una militanza nel Msi delle origini che era scritta nel destino anche familiare di Primo Siena, dato che il padre e lo zio avevano partecipato alla marcia su Roma. L’iscrizione al Msi avviene a Verona, il 7 marzo del 1947. Da quel momento si infittisce e si consolida la rete dei rapporti con gli altri attivisti ed esponenti del partito appena nato: Cesare Pozzo e Gaetano Rasi a Padova, Gastone Romani, Michele Di Bella, Edgardo Beltrametti e Giulio Raiola a Venezia, Arturo Bonomi a Treviso, Alessandro Biancuzzi a Udine, Romeo Sartori a Vicenza. In quei mesi sedi del Msi si aprono anche a Bolzano, dove operano Silvio Poggio, Delfino Ardizzone e i fratelli Andrea e Pietro Mitolo, e a Trento, dove la sede locale viene aperto da René Ceccon.  Ma è la città di Trieste a costituire “la posizione più avanzata e cruciale del neonato Msi”. Qui la sede venne fondata dall’industriale Giuseppe Sonzogno, affiancato da Alfio Morelli, Claudio De Ferra, Franco Petronio, Fabio Lonciari, Luciano Lucchetti e Francesco Paglia. Nel maggio del ’47, trasferitosi a Milano per motivi di lavoro, Primo Siena frequenta un’altra piazza bollente per le pattuglie tricolori: la Volante Rossa aveva appena assassinato Franco De Agazio, fondatore del Meridiano d’Italia. Conosce Enrico Fiorini, ex parà del Btg, Nembo della R.S.I., Mirko Tremaglia e Giorgio Pisanò. Collabora al settimanale Avanguardia sociale, diretto da Salvatore Caltabiano, dove viene avviato un esame critico del fascismo soprattutto per ciò che concerneva le sue strutture burocratiche. “In uno dei miei articoli – racconta Siena – proponeva addirittura ingenuamente la pacificazione tra fascisti e antifascisti…”. Un appello, quello per la pacificazione, cui il Msi guardava come obiettivo politico e che fu sempre boicottato dall’antifascismo irriducibile, Erano anni difficili ma anche pieni di entusiasmo quelli in cui Siena milita nel Raggruppamento Giovanile Studenti lavoratori guidato da Roberto Mieville, già prigioniero non cooperatore del campo di Hereford, negli Usa, che garantiva al movimento giovanile un’autonomia che fu poi abolita dal IV congresso del Msi svoltosi a Viareggio nel 1954. Alla prima assemblea del Raggruppamento giovanile Primo Siena conobbe Achille Billi, anche lui proveniente dal battaglione Bersaglieri “Mussolini”. “Un mese dopo il nostro incontro Billi verrà trovato assassinato, sulla riva del Tevere, imbavagliato con un fazzoletto tricolore. Non si seppe mai chi lo avesse ucciso, ma i sospetti andavano verso qualche agente di Tito infiltrato tra profughi politici anticomunisti jugoslavi che si muovevano in Italia. Achille Billi non fu la sola vittima della sua fede politica. Prima di lui erano stati assassinati Brunilde Tanzi, giovane ausiliaria nella R.S.I., uccisa nel centro di Milano; sempre a Milano, il giornalista Franco De Agazio. Lo studente Vittorio Ferri era stato linciato a Pisa da un gruppo di comunisti, inferociti per l’attentato al loro capo Palmiro Togliatti. Infine, il 31 ottobre del 1949, era stato ucciso Francesco Nigro, bracciante agricolo, segretario della sezione missina di Melissa (Crotone), durante un’occupazione di terre infoltivate. Due correnti giovanili movimentavano in quegli anni la vita del Msi: i cosiddetti “visi pallidi”, la corrente sociale, e quella dei “figli del sole”, che difendeva la visione dello Stato organico ma era disponibile a una politica di inserimento. La definizione di “visi pallidi” si deve alla cronaca di un giornalista del Tempo, Giuseppe Antonio Longo, inviato al congresso dell’Aquila del 1952. Quella di “figli del Sole” si deve a una conversazione tra i giovani della redazione di Imperium, la rivista fondata da Enzo Erra e Julius Evola: “Evola raccontò loro questa storia: “I guerrieri sciti, rimasti per 28 anni lontani dalla loro terra natia per aver tenuto l’impero dell’Asia Minore, desiderarono rientrare in patria, trovandola occupata da una schiatta di schiavi usurpatori. I quali furono vinti non da armi classiche (spade, lance, frecce), ma solo dall’uso della frusta. Infatti, quando i guerrieri sciti, considerati “figli del sole”, schioccarono le loro fruste sugli schiavi nemici, costoro chinarono la schiena, arrendendosi”.  “I “figli del sole” sono stati considerati – spiega Siena – dei “neofascisti” radicali, ma mi sembra chiaro che il loro neofascismo dottrinalmente era già qualcosa di diverso da quello pigramente nostalgico, esibito da altre componenti del Movimento sociale. La loro intransigenza nasceva da una motivata ostilità verso il fascismo burocratico del Partito nazionale fascista, nella consapevolezza che l’antifascismo vigente ripeteva gli aspetti spuri e negativi del fascismo-regime: conformismo politico, carrierismo, ipocrisia”. Perduta, con il congresso di Viareggio, l’autonomia del movimento giovanile inizierà una “lenta frantumazione” che porterà fuori dal Msi Pino Rauti, che fonda il centro Studi Ordine Nuovo e il leader della sinistra missina Ernesto Massi. L’eredità di quelle discussioni e di quei dibattiti dei primi anni del Msi sarà raccolta dalla Giovane Italia, guidata prima da Fausto Gianfranceschi e successivamente da Massimo Anderson e Pietro Cerullo, fino alla sua fusione nel 1970 con il sopravvissuto Raggruppamento giovanile per dar vita alla formazione unica denominata Fronte della Gioventù. Una testimonianza che fa emergere come il dibattito, non solo politico ma anche culturale, era ben vivo nel Msi fin dall’inizio, come dimostra la proliferazione di giornali, riviste e pubblicazioni varie. “Voglio ricordare solo alcuni titoli e testate – dice Primo Siena – che dimostrano invece la vivacità e la consistenza di temi culturali che circolavano all’interno ed attorno al movimento della Fiamma Tricolore. Il Pensiero Italiano (rivista mensile, patrocinata da Costantino Patrizi come editore) e la Casa Editrice L’Arnia, presenti tra il 1947 e il 1953; Nazione Sociale, che faceva capo ad Ernesto Massi; I settimanali: Rivolta Ideale, Asso di Bastoni, Meridiano d’Italia; Il Nazionale di Ezio M. Gray, Rosso e Nero di Alberto Giovannini; I Vespri d’Italia di Alfredo Cucco; Il Picchio Verde a Catania di Orazio Santagati. I giornali quotidiani: L’Ordine Sociale, quindi Il Secolo d’ Italia e Il Popolo Italiano; i rotocalchi Domani, Barbarossa, Cronaca Italiana; la rivista mensile Occidente di Ernesto De Marzio; la rivista internazionale Europa Nazione di Filippo Anfuso e le riviste Nazionalismo Sociale di Edmondo Cione a Napoli, l’Italiano di Pino Romualdi a Roma. La stampa giovanile: Vent’anni, a Milano; La sfida e poi Imperium a Roma; Cantiere a Verona, Il reazionario di Piero Buscaroli a Bologna, Architrave e L’assalto a Roma, Riscossa a Salerno, La Fiamma di Silvio Vitale a Napoli”. Un fermento di idee e discussioni che furono per quella generazione l’insegnamento fondamentale a guardare al proprio tempo con spirito critico e, soprattutto, libero.

Da “Secolo d’ Italia” 14 Ottobre 2016

NON TROVERETE I LORO NOMI SUI LIBRI DI STORIA, DI TANTI DI LORO NON TROVERETE I LORO NOMI NEMMENO SUI LIBRI DI QUESTA"NUOVA DESTRA" PER QUESTO PARLIAMO DI LORO

ABATE ORESTE - ADOBATI PIETRO - ALFANO BEPPE - ALIBRANDI ALESSANDRO -ALIOTTI ANTONINO - ALVAREZ ALESSANDRO - ANSELMI FRANCESCO - ANTONELLI GIULIO - ASSIRELLI ORLANDO - AZZI NICO -  BASSA ERMINIO - BIGONZETTI FRANCO - BILLI ACHILLE - BOCCACCIO IVAN - CALIGIANI ORIO - CALZOLARI ARMANDO - CAMPANELLA ANGELO - CANDURA PROSPERO - CECCHETTI STEFANO - CECCHIN FRANCESCO - CIAVATTA FRANCESCO - CRESCENZI RODOLFO - CRESCENZO ROBERTO - CROVACE "MAMMAROSA" RODOLFO - DE AGAZIO FRANCO DE ANGELIS NANNI - DE NORA PAOLO - DI NELLA PAOLO -DISCALA ELIO- DI VITTORIO MARCO - DOMINICI BENVENUTO - ESPOSTI GIANCARLO - FALDUTO ANDREA - FALVELLA CARLO - FERRARI SILVIO - FERRAZZI ANDREA - FERRERO ENRICO - FERRI VITTORIO - GATTI FERRUCCIO - GHISALBERTI FELICE -GIAQUINTO ALBERTO - GIRALUCCI GRAZIANO - GIUDICI BRUNO - GRILZ ALMERIGO - JACONIS CARMINE - LABBATE BRUNO - LOCATELI "MICHELIN" FRANCO - LO PRESTI GIUSEPPE- LUPARA SERGIO -MACCIACCHINI EVA - MACCIO' DIEGO - MAGENES GIORGIO - MAINO ANTONIO - MANCIA ANGELO - MANFREDI RICCARDO - MANGIAMELI FRANCESCO - MANTAKAS MIKIS -MANZI LEONARDO - MASSAIA LEONARDO - MATTEI STEFANO - MATTEI VIRGILIO - MAZZOLA GIUSEPPE - MEGGIORIN CLAUDIO - MENEGHINI ENRICO - MINETTI RICCARDO - MONTANO SAVERIO - MORTARI I GINO - NARDI GIANNI - NIGRO FRANCESCO -PAGLIA FRANCESCO - PAGLIAI PIERLUIGI - PALLADINO CARMELO - PEDENOVI ENRICO - PETRUCCELLI MICHELE - PISTOLESI ANGELO - PONTECORVO ADRIANA - PRINCIPI PIETRO - RAMELLI SERGIO - RECCHIONI STEFAN0 - SABBADIN LINO - SANTOSTEFANO GIUSEPPE - SCARCELLA PINO - SCARPETTI ALDO - SCIOTTO PIERLUIGIO - SPEDICATO WALTER - TANZI BRUNILDE - TRAVERSA MARTINO - TREVISAN STEFANO - VALE GIORGIO -VENTURINI UGO - VIVIRITO SALVATORE - ZAVADIL ANTONIO - ZAZZI EURO - ZICCHIERI MARIO - ZILLI EMANUELE - ZUCCHIERI MARZIO

E TUTTI GLI ALTRI CHE CONTINUANO A VIVERE IN QUEI CUORI CHE RENDONO LE LORO VITE SPEZZATE, PER SEMPRE IMMORTALI!